venerdì 1 ottobre 2010

MEMORIE

La prima volta che espressi a mio padre l'intenzione di scrivere su un taccuino le mie memorie, questo aggrottò le sopracciglia e, contraendo le rughe d'espressione che gli si formavano sulla nuca, scrollò le spalle scetticamente.

Era chiaro che mi ritenesse ancora troppo giovane per il compito che mi ero prefissata, e che non avessi poi molto da dire.

Mi considerava una ragazzotta viziata e capricciosa, che passava le sue giornate a fissare lo specchio e spazzolare i capelli.

La mia esistenza era vuota, dissipata in un universo di cartapesta a cui sfuggivo partecipando alla vita in società con i capelli sciolti sulla schiena e la mano di un'amica sotto braccio. In realtà, ero sola.

Allora avevo diciannove anni e credevo di conoscere il mondo; le domeniche in inverno passavo il mio tempo ammollando il corpo nella vasca bollente,e lo improfumavo con essenze di lavanda e biancospino arrivati dalla Grecia.

Quando mi sentii più matura, anni e anni dopo, guardandomi alle spalle mi sorpresi reduce di una vita vissuta solo in parte, per quanto ricca di esperienza,ed eroina infelice di una storia che doveva essere raccontata. Così, impugnai la penna d'oca e cominciai a scrivere.




La mia famiglia era una delle più ricche di tutta l'Austria. Mio nonno, Guglielmo Gelnhausen, venne eletto duca del Casato dei Wittelsbach-Palatinate il primo Agosto del 1837, in Baviera, e sei mesi più tardi sposò Maria Anna Birkenfeld una contessa palatina minuta e malaticcia.

Non ricordo molto di lei, perchè morì giovane di tisi dopo aver dato alla luce il suo unico figlio: Massimiliano Giuseppe, mio padre.

Nei dipinti di famiglia veniva ritratta con un profilo gracile e schivo, ombreggiata dai baffi scuri e dalla mole possente di mio nonno.

Doveva essere una donna molto infelice: sorrideva raramente e la sua vita fu segnata da numerosi conflitti con il marito, che i pettegolezzo additava come un uomo collerico e incline al litigo.

Mio padre costituì la sua unica ragione di vita: erano uniti da un legame simbiotico,inossidabile, marcato dai continui viaggi in Francia, in Sassonia e in Italia dove possedevano grandi residenze.

Purtroppo non visse mai abbastanza per poter osservare il suo adorato figlio diventare grande.

Il matrimonio infelice non fu l'unica maledizione che si abbattè sulla nostra vita. Anche la passione per i viaggi che di certo mio padre ereditò da mia nonna.

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