martedì 31 agosto 2010

Assenzio.

Tu sei la mia creatura,mi appartieni.
La tua bocca,la tua pelle,il tuo corpo,la tua voce.
Il tuo cuore.
Tutto ciò che è tuo,è mio.
Potrai cercare di sfuggirmi; vorrai scappare via.
Ma io ti cercherò: sei la mia creatura,mi appartieni.
E alla fine verrai da me.

martedì 24 agosto 2010

storie di strada


" E mentre io uscivo di casa mattina dopo mattina,per poter continuare a darti un tetto sotto la testa,tu eri li,a sbatterti mia figlia come una volgare puttana da due soldi,avendo il coraggio di chiamarmi amico?"


giovedì 12 agosto 2010

ATTO PRIMO


Prega per me perché ho persoLa mia fede nelle passioniIl paradiso mi è negato? Perché non posso sopportare oltreL’oscurità ha preso il controllo su di me, Consumato la mia anima mortale? Tutte le mie virtù sacrificate,
Può essere così crudele il Paradiso?

"Piove."
Lei non risponde. Non si volta nemmeno a guardarlo. La sua schiena nuda emana un sottile chiarore alla pallida luce della luna. E’ un temporale estivo e lei rabbrividisce al tocco delle gocce di pioggia. Lui non crede sia abbastanza, eppure allunga un braccio e afferra la propria veste, per poi adagiargliela sulle spalle.
E allora che lei si volta a guardarlo. Lui le scosta una ciocca di capelli dal viso e sente mozzarsi il proprio respiro nel trovarsi davanti quel volto dai lineamenti così duri eppure tanto belli.
È bella, troppo bella. Ingiustamente bella. Una donna nella sua posizione, contro la quale si urlerebbe allo scandalo per molto, molto meno di quello che stanno facendo, non dovrebbe esserlo. È scorretto.
E soprattutto, non dovrebbe appartenere a nessun altro.
L'uomo si schiarisce la voce:
"Sarà meglio andare.Comincia a fare freddo."
Spera davvero che lei lo ascolti, che si rimetta in piedi e si rivesta. Sarebbe tutto molto più semplice. Ma come al solito, lei fa la cosa sbagliata. La più piacevole, certo, ma quella sbagliata. Il sorriso sul suo viso si fa più intenso e in uno sbadiglio vellutato si stringe maggiormente al proprio amante. Incurante della pioggia, incurante degli impegni che la attendono, che trascura ogni giorno di più.
Dimentica dei propri doveri, del proprio marito, della sua posizine sociale e soprattutto della sua vita da ricca prigioniera.
Poggia il capo sul suo petto, respira a pieni polmoni l’odore di lui, e i suoi occhi sono il limpido specchio della gioia di vivere.
È una bambina, una bambina innamorata. Tutto è luce e profumo, per lei. Tutto è amore, rose, feste, balli, abiti sontuosi e sguardi profondi scambiati di nascosto con il Conte a cui si stringe. Non esistono conseguenze, né scandali, né dolore né morte, nel suo piccolo mondo felice.
Ma la verità, amara per quanto possa essere, è che è proprio quel mondo a non esistere. E lei non se ne accorge.
Per lui è diverso. E' solo una donna, un corpo caldo fra tanti già assaggiati. Ne troverà un'altra ad attenderlo,avvolta dal solo lenzuolo di seta scarlatta, tra poche ore. Non si sforzerà nemmeno d icercarla; è già lì,che lo aspetta,poche stanze più lontano. Non è importante. Nessuna lo è.
E' sempre stato così e sempre lo sarà.
Eppure,qualcosa tentenna. Si sforza di ignorare il brivido che sale veloce sulla schiena. Ma anche se volesse,non potrebbe farlo. Ci vuole troppo talento per ingannar se stessi.
Dannazione, se solo lei non rendesse tutto tremendamente difficile.
Non può farlo, oramai la condanna è firmata e certa.
Più passa il tempo, più sente i propri errori pesare come macigni sulle sue spalle. No,c’è un modo di tornare indietro.
Quella donna ha qualcosa di diverso,qualcosa di speciale. Ma è pur sempre solo una donna.. Dolce passatempo nelle notti d'inverno. E niente e nessuno può permettersi di trascendere il suo controllo.
E così. E' la vita che ha scelto di condurre.
Regola di Valmont.

mercoledì 4 agosto 2010

NINFA


"Nella riservatezza c'è sicurezza, ma non attrazione. Non si può amare una persona riservata"

Non desidero che la gente sia gradevolissima, in quanto mi salva dal problema di piacerle molto"




Poche stanze più lontana,Catherine sedeva rannicchiata davanti la finestra che dava sul giardino,accarezzata dai primi raggi del sole, con i boccoli rossicci che le scivolavano lungo la schiena.

Un silenzio rotto solo dal pendolo, dal cigolìo del pavimento di legno calpestato, dalla penna stilografica passata sul foglio ruvido, dai pensieri tradotti in parole che cercano il senso e l’eufonìa.

Il primo mattino era il momento della giornata che preferiva in assoluto e quello era il suo buongiorno.

Tutti i pensieri gli obblighi e i convenevoli a cui era costretta si abbandonavano alla tranquillità e venivano trascritti senza indugio sul foglio che teneva di fronte.

Di tanto in tanto,lanciava rapide occhiate in direzione della porta.

Non che le dispiacesse fare sfoggio del suo vanto intellettivo così brillante,tuttavia era contenta che il cardine della porta cigolasse,perchè così poteva nascondere il suo manoscritto prima che qualcuno entrasse nella stanza.

Essere infastidita durante la sua scrittura la disturbava non poco e per di più odiava le frequenti intromissioni da parte della cugina che si ostinava in ogni modo a suggerirle appunti inopportuni sui suoi personaggi e le loro vicende.

Era una ragazza che scriveva senza odio,senza amarezza,senza protestare,senza far prediche.

Scriveva con calma e non con rabbia,con tono saggio e non frivolo,insolito per chi la circondava. Proprio,di una ragazza intelligente e sensibile,non in guerra con il suo destino.