sabato 5 marzo 2011

la bella e lebestie

Nel Maggio del 1911 il cielo sembrava essersi tinto di rosso.
Del tutto inconsapevole, il binario centodiciotto viaggiava verso Lèone portandosi dietro un pezzo di guerra.
Una macchia di ferro rumorosa si faceva spazio fra la distesa purpurea di papaveri e campi di grano.
Una faccia diversa fra quelle delle ricche passeggere Parigine, più scarna ed affaticata, si sporgeva cotro il vetro ed osservava
il paesabbio rurale scomparire nella nebbia.
Un grazioso cappellino le copriva gli occhi arrossati.
Appesa al collo d'alabastro, la foto ingiallita di un giovane soldato se ne stava incastonata nel ciondolo d'argento.
- Se conto fino a dieci- pensò - ed il controllore non arriva, allora Sebastian è vivo -
Uno.
Non pianger per me, amore mio. Di una sola cosa ho rimpianto: aver chiuso gli occhidal torpore quando era troppo
tardi per usarli.
Due.
Fa freddo adesso. I fiocchi di neve penetrano nel terreno. Ho il naso gelato, come un fiore che si piega al vento.
Ricordi il sentiero? Attorno ai giardini andavamo d'Estate. Sentivamo le campane rintoccare/ suonare e tu tanto le amavi.
Trasudano vita e speranza,dicevi. C'è alchimia nell'aria.
TreTre.
Non essere triste per me. Dio m'è testimone: muoio da innocente.Ma troppe madri dovranno ancora piangere i proprio figli.
Io adesso mi chiedo: perchè i vecchi vogliono la guerra e poi siamo noi giovani a doverla combattere?
Uccidiamo senza iindugio perchè così ci è stato chiesto di fare, ma ogni volta è un pezzo di cuore che cede nel petto.
Il respiro le si fece sospeso. Da lontano, l'eco del controllore le fischiava nelle orecchie.
Quattro.
Abbraccia Francoise, e digli che è sempre stato il mio primo pensiero al mattino e l'ultimo alla sera. Siete la gioia
dellamia vita ed il dolore che provo nel non potervi rivedere per un ultima volte m'attanaglia l'animo più di qualsiasi
colpo di cannone. Fracoise, tesoro mi, tu che sei tanto forte e coraggioso stai attento a tua madre. Studia sempre con
diligenza e vedrai che il futuro sarà più generoso con te.
Cinque.
Vi bacio e vi ribacio ancora una volta. Non so se sono stato un buon padre,o un buon marito, Ma vi ho sempre amati
anche se non sempre ve l'ho dimostrato. Tutto quello che ho fatto l'ho fatto per non farvi mancare mai nulla, perchè
questo è stato il mio dovere verso di voi e verso me stesso.
Sei.

La ballata di Berlino.
Lo si spiava dalla finestra, nelle notti fredde ed invisibili, quel muro invalicabile che aveva
scolpito nella calce il nostro destino.
Tutti dicevano, a mo' di sussurro "sta bene dove sta".
Eppure, i miei occhi si consumavano al pensiero di un'idea folle, che m'attanagliava il petto.
Lo guardavo sotto il sole al tramonto rannicchiato nel letto, ed avevo la certezza di pazzo che sotto
la neve e dietro la sua ombra,un piccolo sasso si stesse sgretolando.
Eravam pronti a saltare quell'asta per arrivare alla libertà?

Marciavamo felici dentro i giubbini di pelle: un altro passo in avanti verso la fine dell'oppressione.
Dentro ai bar ormai si udiva gridare: - Rinunciate! Rinunciate!-
Rinunciate alla dittatura ideologica;
Rinunciate alla contrapposizione bilaterale;
Rinunciate
E poi, gli sputammo in faccia il nostro dolore,inneggiammo alla libertà e con le mani sporche abbattemo il muro.
Dimostrammo ai nostri figli che uno spirito dterminato sa bene come diventar libero.





Durante la sua vita, non era stato di certo molto brillante, il grande Presidente. E neanche da morto; fuggì finalmente la sua anima da quel tozzo corpicino,
e da quel momento cessò di esser vivo.
Ma la notizia doveva essere tenuta segreta: bisognava garantire difatti una stabile successione sulla poltrona della Casabianca.
- Chiamate i commedianti!- cinguettò Condolisa, che era esperta nel prendere le misure necessarie in ogni occasione. Per far credere che
egli fosse ancora in vita, un gruppo di attori fece ingresso nella casa e si finse ch'egli stesso ne avesse comandato la presenza. Il popolo lo sapeva, il grande George era un istrione
e amava circondarsi di buffoni suoi pari.
Pareva riposar come un fanciullino, che dorme beato nella BARA* legnosa. Eppure,non doveva esser un riposo troppo fortuito giacchè l'ultima sua voce
ad esser udita fra i mortali, dopo aver lasciato andare un gran frastuono fra le strade dela città, fu questa:- oh, sventurato me! Mi sono smerdato,mi sono-.
In merito a cosa,non si sa: di certo non son poche le cose che ha smerdato.
E se in Terra la morte sua lasciò il passo ad una grande esultanza, non gli andò meglio in cielo.
Marciava tutto tronfio fra le nuvolette del Paradiso, quando s'imbatte in una fila di sbarre di ferro. Un cancello d'orato gli SBARRAVA° la strada.
Annunciarono alloro a San Pietro che un tale era arrivato, di bassa statura e dalla pelle giallastra: Minacciava chissà che cosa, poichè agitava di continuo il capo; e doveva anche XY
perchè XY.
- Da dove dici di venire ?- gli domandò Pietro.
- I went from the new yorck city state Mister - gli rispose inorgoglito George, mostrandogli la medaglietta appesa accanto al suo petto.
Ma Pietrò strabuzzò gli occhi.
- Da dove dici di venire?- gli ripetè. poichè delle parole di quel tipo non aveva capito nulla.
- Im the American's president!- s'indispettì il nostro eroe.
Ma il santo patrono aveva un gran daffare quel giorno, e non poteva di certo sprecar tempo con quello che rispondeva non so che cosa con suoni indistinti e voce confusa;
Era uomo? Era animale? Cos'era, non si capiva.
- Fate venire XY !- comandò spazientito. XY era un uomo di mondo e aveva conosciuto tutte le genti: di sicuro avrebbe risolto il mistero su che razza d'uomo aveva a che fare.

sorridi

Cade la neve a fiocchi e scivola sui tetti di Vienna.
La città è muta. Un temporale, la pioggia battente.
Si chiude nel suo silenzio infranto tra i cocci frammentati di uno specchio scheggiato.
Ti ricorda un albero di fichi. Fichi anneriti. Ti ricorda lei.
Lei era una persona cattiva. Era nata di Domenica. Si vestiva delle tue bianche speranze, bagnata dei tuoi silenzi.
Tu l'amavi, l'amavi comunque, ed il tuo amore per lei era come l'oblio:

-Voglio posare per te- incalzava, bella come il respiro delle stelle.
- Dovresti ritrarmi. Credo proprio che dovrei posare per te - giocherellava con la scodella di fonduta natalizia che ardeva sul fuocodel camino.
Tu la vedevi portarsi alla bocca il dito indorato di miele. E sorrideva, ed assaggiava.