domenica 12 settembre 2010

S e t a .

Qulla mattina cercai il suo calore nel mio letto, e mi fu più caro della sua figura in controluce alla finestra. Accarezzai le lenzuola in cui aveva dormito, seguendo la piccola fossa che il suo peso mi aveva lasciato accanto: trovai un suo capello sul mio cuscino, così, proprio accanto ai miei occhi (non può essere mio, è biondo, è un filo d’oro,) e sentii un calore immenso irradiarsi dalle dita alle vene fino agli occhi ben chiusi nella finzione del sonno. Le mie mani lo cercrono in quei brandelli – il capello, il tuo odore, la pressione superstite sulle lenzuola. Accarezzai le lenzuola in cui dormiva– non vista, ad occhi chiusi. Il ricordo del suo respiro contro il mio collo mi sussurrò qualcosa, qualcosa che credevo aver dimenticato e perso nelle ore di quella notte.
Volta il viso verso lo specchio e lui eri lì, in piedi, con i pennelli in mano a preparare colori. Concentrato sulla sua tela,non si accorse della mia presenza.
- Che cosa stai facendo? - chiesi. Le sue braccia ancora impregnate dal mio profumo.
Scostò via il ciuffo di capelli che ricadeva sul volto
- Silenzio - rispose, senza guardarmi

- sto creando-

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