venerdì 24 settembre 2010

maledizioni

Avrebbe fatto ombra perfino a se stessa, quella misera donna.
C'era qualcosa di sbagliato in lei, qualcosa di profondamente sbagliato che attanagliava la sua vita e la rendeva schiava dei suoi errori.
Una maledizione, le piaceva chiamarla. Allora poteva avere la fugace illusione che qualcosa sarebbe cambiato, un giorno lontano.

Ma con le mani strette dalla morsa del freddo, mentre superava i cancelli di ferro battuto, le punte affilate nel cielo al tramonto,mentre sorpassava il profumo di gigli in Rue de Scartes e calpestava con il piede la stoffa di lino di un fazzoletto sporco, mentre bussava contro la porta di legno nascosta dalla copertura di erbacce,che lei conosceva troppo bene, scanzava con un piede i vestiti macchiati di sangue che odoravano di guerra,e gettava il suo corpo tra le lenzuola di seta appena scosse dal vento,scaldata dai ricordi di una notte stellata e le mani rozze che la premevano in seno eplorandone i sapori e le virtù, lei pensò alla sua maledizione e d'un tratto capì.
Era la stessa dolce guerra.

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